PIC1594OI restauri della Stanza di Eliodoro in Vaticano hanno riportato alla luce il segreto di Raffaello: l’uso della velatura a calce. Nessun artista nè prima nè dopo di lui l’ha più usata. Neppure il Vasari la menziona e nemmeno i manuali di tecniche artistiche la riportano. I lavori fatti sotto la direzione di Arnold Nesselrath durati 11 anni ha dichiarato: ” Ho finalmente capito perchè Michelangelo aveva paura di questo ragazzo di 25 anni che lavorava nelle stanze negli stessi giorni in cui lui dipingeva la creazione del mondo sulla volta della Sistina”. La scena dove questa tecnica è stata maggiormente riscontrata è quella della Liberazione di San Pietro nella parete destra della sala. Una scena in notturna che ci rimanda al Sogno di Costantino di Piero della Francesca dove tutto è scandito da un insieme di luci:  la luce accecante dell’angelo che sveglia l’apostolo e ipnotizza i militari che sono di guardia mentre a destra compare l’angelo che prende per mano Pietro rendendolo libero; sulla sinistra in alto la luce della luna candida schiarisce il cielo all’alba. L’uso della velatura nella pittura murale è uno strato di colore applicato sopra un altro già asciutto molto sottile da rimanere cosi trasparente da far trasparire il tono sottostante. Era usto spesso dagli imbianchini perchè consente una maggiore protezione degli strati sottostanti e più profondità coloristica. Fu molto probabilmente per dare una maggiore profondità coloristica per riuscire a rendere l’atmosfera di una notte di fine estate. La raggiera di luce dietro l’angelo dovrebbe avere l’effetto di avvolgerlo invece rimane appunto dietro, è un ovale coincidente con la figura stessa. La velatura a calce doveva servire a schiarire la figura con l’intenzione di includerla nel volume di luce. Raffaello deve aver pensato a questa soluzione che però alla fine forse gli è  apparsa artificiale, con un effetto posticcio e non la usò più. A supporto di questa ipotesi c’è un dettaglio rivelatore che è segnalato da Lauretta Colonnelli in ciò che le racconta Paolo Violini, il direttore dei lavori di restauro: «Paolo Violini racconta di avere attraversato un momento di terrore puro, quando ha cominciato a pulire la raggiera che avvolge l’angelo in una mandorla di luce e nasconde il braccio di Pietro. “Via via che scendevo lungo il braccio, i raggi mi si spezzavano tra le dita. Più scendevo e più diventavano evanescenti. Ho cominciato a pensare che stavo rovinando un capolavoro. Poi, quando sono arrivato alla mano di Pietro, ho capito: intrecciata a quella dell’angelo trapassa la luce e appare in primo piano. Negli anni Cinquanta avevano accentuato la raggiera, trasformandola in un faro, e scontornando la figura dell’angelo in controluce, in modo da aumentare il contrasto. Abbiamo scoperto che è invece l’angelo stesso a irradiare luce, è lui stesso luce. Raffaello l’ha dipinto con pochissime pennellate essenziali, c’è un’ala che è fatta praticamente di niente, perché si fonde nella luce”». La velatura in calce aveva perso nel tempo la sua efficacia per il materiale che vi si era accumulato sopra nel tempo. Ben evidenti erano solo i contorni della figura sottostante e il maldestro restauratore degli anni Cinquanta non aveva trovato nulla di meglio che rinforzare i raggi nel tentativo di ottenere lo stesso effetto di avvolgimento.

Raffaello_Liberazione_SPietro Liberazione di San Pietro images (11) 220px-Liberazione_di_san_pietro_03