220px-Giovanni_Battista_Tiepolo_083 Come scrive Luigi Lanzi, fu l’ultimo dei pittori veneti. Nasce e sviluppa la sua arte nel periodo del Barocco, nel ‘700, il secolo dell’irrealtà, del viaggio nella propria stanza, dell’evasione, del teatro di Vivaldi e Goldoni, della Metafisica dei sensi. Pur iniziando da giovanissimo all’interno della bottega del Lazzarini dal maestro impara la tecnica pratica del realizzare un’opera e il saper adattare e utilizzare le diverse intonazioni cromatiche in funzione dei committenti. Nelle sue prime opere traspare la vicinanza agli studi del Piazzetta con l’uso di toni  cupi e con un gioco drammatico di luci. Abbracciò tutti i generi artistici con una capacità d’inventiva unica che lo ha portato a dominare superfici murali enormi con il gioco della prospettiva e del disegno. La vita di un pittore dovrebbe essere un continuo studio, cosi egli stesso scriveva. La sua arte emergeva influenzata dal colorismo caldo di Sebastiano Ricci e dei grandi maestri del ‘500: Tintoretto e Veronese. Spesso paragonato a quest’ultimo addirittura annoverato come il Veronese Redivivo. In realtà l’avvicinamento al Veronese fu lento; iniziò con lo schiarimento coloristico ma solo successivamente approfondì la sua tecnica. Un esempio di ciò si ha nelle opere di Villa Baglioni (1719-20) e a Palazzo Sondi (1724-25), dove troviamo l’uso delle ombre colorate; la tecnica vera e propria del Veronese. Negli anni, come nelle opere di Udine, passò all’uso intenso dei colori complementari accostati vicini che diede vita a quel colore-luce che era la caratteristica principale del maestro cinquecentesco. Ma mentre il Veronese creava mondi surreali strutturati e organizzati, Tiepolo dava vita a mondi teatrali, illusionistici, dove le figure con la loro lucentezza perdono peso librandosi nel cielo infinito che solo questo pittore riusciva a realizzare. L’irrealtà con Tiepolo diventava realtà.

Tutto ciò prende forma nell’opera apice della sua carriera; la villa di Wurzburg ( 1750-53). Fu chiamato qui dal principe vescovo Karl Philipp Von Greiffenklau a decorare la sala da pranzo e lo scalone d’ingresso, senz’altro il più spettacolare.

Si trova qui di fronte ad un ambiente di passaggio e deve riuscire comunque a catturare l’attenzione.

Studia nel dettaglio l’architettura della scala e della luce nelle varie ore della giornata, inventandosi soluzioni nuove pur non avendo la stessa intensità di luce in tutte le pareti.

Le scene sono teatrali delle quattro pareti laterali raffigurano le quattro parti del mondo: America, Asia, Europa e Africa nelle quali si ritrovano nella moltitudine di personaggi anche volti conosciuti come quello dello stesso pittore. Le figure si stagliano su fondali naturali e camminano su tta la parete fino al cornicione, fino ad essere vicini all’osservatore, tutto in un ordinato disordine che è proprio una caratteristica del Tiepolo.  La pittura segue l’architettura nei vuoti e nei pieni creando un unico ambiente illusionistico che culmina nella scena del soffitto con un cielo trasparente e luminoso nel quale spicca Apollo, Dio della Luce,trionfante, simbolo dell’assolutismo del sovrano illuminato.

Fu di una potenzialità creatrice senza limiti, fu l’artista che accentuò maggiormente il sotto in su, così che le piante dei piedi e le narici finiscono per essere le parti più caratteristiche d

elle sue figure. ( Burckhardt

scalone

Wu soffitto intero