Pittore e miniatore senese che crebbe nella scuola di Duccio.
La Maestà per la Sala delle Balestre del Palazzo Pubblico di Siena è tra le sue opere più famose tra le più particolari.
Si trova all’interno di un insieme di affreschi a carattere politico con la raffigurazione dei castelli del contado acquistati e conquistati dal comune.
1314: Castello di Giuncarico
1330: Guidoriccio da Fogliano
1331: Arcidosso e Castel del Piano
Fu realizzata dal 1313 al 1315, restaurata da lui stesso e dalla sua bottega nel 1321.
L’opera presenta chiare componenti duccesche ma si rivela ricca di spunti pittorici nuovi.
La concepisce come una grande opera orafa, arricchita da decorazioni con punzoni in oro zecchino, parti metalliche colorate, rilievi in stucco e persino carte sull’arriccio per i cartigli.
Notiamo che la Vergine non è più quella figura iconica bizantina ma la mater umana scesa in mezzo al popolo di Siena con la sua corte celeste.
Creata da una linea fluida e armoniosa dai colori tenui, le ampie vesti e il movimento del baldacchino come mosso dal vento , l’ondeggiare degli angeli e dei santi accanto al trono; la ricchezza di ricami di stoffa, gli ornamenti , l’oro lucente annullano il passato.
L’accurata stesura filamentosa del colore nei volti con l’uso di forti penombre per le occhiaie e attorno ai nasi e ai menti, addirittura le rughe nei volti più anziani.
Ma la cosa ancora più stupefacente è la colorazione degli occhi; qui troviamo volti diversi con iridi di colore diverso addirittura azzurre.
E’ il primo caso nella pittura italiana.
Lo studio minuzioso continua anche nelle posture, tutti i personaggi hanno posture diverse che però colloquiano tra loro e danno uniformità al movimento dell’intera scena.
Accanto al significato culturale vi è quello religioso e sopratutto civile conferitogli dalle numerose iscrizioni inserite nell’affresco.
La Vergine è una Regina contornata da una corte ”celeste” attorniata dai più alti dignitari che sta sotto un pregevole baldacchino segno del potere del monarca.
Alla corte i quattro santi patroni della città inginocchiati chiedono suppliche leggibili nei cartigli e nelle scritte dell cornice alla Regina per il bene della città, consacrata alla Madonna dal 1260.
”DILETTI MEI
PONETE NELLE MENTI
CHE LI DEVOTI VOSTRI PREGHI ONESTI
COME VORRETE FARO CONTENTI.
MA SE I POTENTI A’ DEBIL’ FIENO MOLESTI
GRAVANDO LORO O CON LE VERGOGNE O DANNI
LE VOSTRE ORAZION NON SON PER QUESTI
Nè PER QUALUNQUE LA MIA TERRA DI INGANNI.”
Nella cornice all’interno di tondi perfetti troviamo il Salvatore benedicente con i profeti, evangelisti e patriarchi con una precisa spazialità resa con i libri e gli oggetti che oltrepassano le cornici. Mentre angeli e arcangeli con santi e sante fanno da coronamento alla Madonna.
Assieme a questi vi è la personificazione straordinariamente ben fatta del Vecchio e Nuovo testamento con le sette virtù teologali e cardinali con il decalogo dei sacramenti del Buongoverno.
Sicuramente qui esce fuori il simone orafo con l ‘uso dei decori impressi nella malta fresca con gli appositi stampini come quello a fiore con otto petali usato anche da Duccio, o le aureole raggiate o le corone alla francese per la Maestà e le sante.
Un maestro del Trecento italiano che continuò la rivoluzione duccesca fino al nuovo stile gotico.